Big Tech by Roberto Vivaldelli

Big Tech by Roberto Vivaldelli

autore:Roberto Vivaldelli [Vivaldelli, Roberto]
La lingua: eng
Format: epub
ISBN: 9788833375304
editore: Historica Edizioni
pubblicato: 2024-02-01T10:08:46+00:00


34. C. Creitz, Greenwald warns of censor-happy Big Tech’s relationship with national security bureaucracy, in “Fox News”, 1 marzo 2022.

35. A. Shahbaz, A. Funk The Global Drive to Control Big Tech, in “Freedom House”.

36. G. Greenwald, The False and Exaggerated Claims Still Being Spread About the Capitol Riot, in “Glenn Greenwald”, 17 febbraio 2021.

Capitolo 9

I CONTRATTI FRA BIG TECH

E LA CIA

A seguito della rivolta al Campidoglio del 6 gennaio 2021 a opera dei sostenitori di Donald Trump, i giganti della Silicon Valley hanno “cancellato” il Presidente degli Stati Uniti dai social media e sospeso Parler, un’app di social media popolare tra i suoi sostenitori. Le società coinvolte – Google, Amazon, Twitter – hanno citato l’istigazione alla violenza come motivazione principale alla base della scelta, senza precedenti, di eliminare i suoi account. Alla base di tutto c’è una grandissima ipocrisia da parte di Big Tech, come nota Business Insider37: se i colossi della Silicon Valley fossero stati davvero preoccupati di ciò che riguarda la violenza, allora avrebbero dovuto smettere immediatamente di vendere beni e servizi all’establishment militare statunitense. Tali beni e servizi includono tecnologia satellitare, tecnologia dell’informazione, software di spionaggio, ricerca e sviluppo di intelligenza artificiale (R&S) e cloud computing. Le società della Silicon Valley parlano della violenza dei contestatori di Trump dimenticandosi di ciò che è stata capace la CIA nel corso della sua storia o come se le agenzie di intelligence fossero immacolate e in odore di santità. È noto, ad esempio, che sin dal 2013, Amazon ha venduto servizi cloud alla Central Intelligence Agency (CIA). È difficile sottovalutare l’importanza di quel contratto, per certi versi rivoluzionario. In un’apparizione pubblica del 2013, Douglas Wolfe, al tempo Chief Information Officer della CIA, l’ha definito «uno degli appalti tecnologici più importanti della storia recente», con ramificazioni ben al di fuori del regno della tecnologia. Cosa ne pensano, ad esempio, le aziende californiane del programma droni della CIA? In quel caso la “violenza” è consentita? Secondo il rapporto Death By Drone38, nel 2013, il Presidente Obama ha promesso che prima di qualsiasi attacco di droni statunitensi, «ci deve essere quasi la certezza che nessun civile verrà ucciso o ferito».

Il rapporto solleva seri dubbi sul fatto che lo standard di “quasi certezza” dell’establishment militare statunitense, con cui Big Tech lavora, sia stato soddisfatto sul campo e se gli Stati Uniti abbiano davvero rispettato il diritto internazionale. I nove casi di studio documentati nel rapporto diffuso online forniscono prove credibili che gli attacchi aerei statunitensi hanno ucciso e ferito civili yemeniti. Questi incidenti includono un attacco di droni che ha ucciso dodici persone, tra cui una donna incinta e tre bambini, e un altro in cui gli Stati Uniti hanno colpito una casa contenente diciannove persone, tra cui donne e bambini. Gli Stati Uniti non hanno ufficialmente riconosciuto nessuno di questi attacchi o le conseguenti vittime civili. Nessuna di esse è a conoscenza di alcuna indagine su questi strikes e nella maggior parte dei casi non ha ricevuto un risarcimento significativo. Molti sopravvissuti sostengono che questi attacchi siano controproducenti, spingendo gli yemeniti tra le braccia di al-Qaeda.



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